Andrea Improta attraverso uno scrupoloso studio ed un’accurata ricerca offre un importante e nuovo contributo alla conoscenza della miniatura, e nello stesso tempo documenta in modo rigoroso la storia della antica biblioteca del convento di San Domenico Maggiore dove, negli anni napoletani, studiò Tommaso d’Aquino
di LydiaTarsitano
Il volume, edito da Nerbini, frutto di uno scrupoloso studio e di un’accurata ricerca, per la prima volta, mette in luce, un patrimonio librario di notevole importanza storico ed artistico, in larga parte costituito da manoscritti databili dal XII al XVI secolo, ancora sconosciuto e nello stesso tempo documenta in modo rigoroso la storia della antica biblioteca del convento napoletano di San Domenico Maggiore, la più ricca e famosa biblioteca dell’Ordine Domenicano in Italia meridionale, da molti storici celebrata per la grande quantità di volumi, che non aveva pari in Italia, e per la bellezza della sala di lettura rivestita di affreschi. Dall’analisi del prezioso patrimonio, svolta da Andrea Improta, affiorano, infatti, le vicende che portarono alla formazione, allo sviluppo ed incremento, ed infine al declino della biblioteca.
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In copertina: Napoli, Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III», ms. XIV.D.28, Collettario ad uso domenicano, c. 17r.
Oltre a bellissimi miniati realizzati a Napoli, appartenevano alla libraria conventuale anche manoscritti e incunaboli prodotti in altre aree geografiche: Padova, Venezia, Bologna, Roma e il Lazio, il Piemonte, la Toscana, la Calabria e l’Abruzzo, la Francia e l’Inghilterra. Essi testimoniano l’ampio raggio dei contatti intrattenuti dal convento napoletano e offrono in molti casi un contributo nuovo alla conoscenza della miniatura, fiorita nei vari centri di produzione. Andrea Improta, infatti, nel corso di una indagine sistematica svolta con grande tenacia, ha individuato circa quaranta manoscritti miniati e sei incunaboli, pure miniati, nella maggior parte dei casi sconosciuti agli studi di miniatura, rintracciati nella Biblioteca Nazionale di Napoli, nella Biblioteca Apostolica Vaticana e infine nella Biblioteca Casanatense di Roma . Di tutti lo studioso, con rigoroso metodo filologico, ha ricostruito le vicende precedenti l’ingresso nella biblioteca ed ha individuato l’area di produzione, confermando che i libri dei religiosi giungevano anche da centri lontani, in seguito a donazioni o a lasciti, costituendoe sviluppando la biblioteca nel corso dei secoli.
Il libro di Andrea Improta “Arma nostra sunt libri. Manoscritti e incunaboli miniati della Biblioteca di San Domenico Maggiore di Napoli“si presenta a Napoli alla Biblioteca Nazionale Venerdì 10 giugno (ore 16,30) con Paola Zito (Seconda università Napoli), Rosalba di Meglio (università Federico II Napoli) Cristina Pasqualetti(università Aquila) , Federica Toniolo (università Padova), interverranno Simonetta Buttò, direttrice della biblioteca ed Alessandra Perriccioli Saggese (Seconda università Napoli) .