ACQUISTATO DALLO STATO L’AUTOGRAFO PERDUTO DAL TASSO

di Lydia Tarsitano

IL MANOSCRITTO DOPO ROCAMBOLESCHE VICENDE E’ STATO CONSEGNATO ALLA BIBLIOTECA NAZIONALE DI NAPOLI DOVE ARRICCHIRA’ LA RACCOLTA TASSIANA

Dopo oltre cinquecento anni giunge a Napoli il sonetto che Torquato Tasso (1544 -1595) aveva dedicato a Vincenzo Caracciolo, sarà custodito nella pregiata Raccolta Tassiana della Biblioteca nazionale Vitt. Emanuele III .

Il manoscritto è una vera rarità bibliografica, ma ad intrigare è il suo destino misterioso, una forza invisibile che lo ha sempre tenuto lontano dalla città partenopea. L’autografo è arrivato in Biblioteca in un prezioso cofanetto in marocchino rosso, decorato in oro che reca l’intitolazione in inglese, dove sono raccolti altri documenti che ci riportano alla corte estense: una lettera di Leonora d’Este, la nobildonna, della quale  il poeta sarebbe stato innamorato, inviata da Ferrara il 24 marzo 1574 e indirizzata ad Alfonso Duca di Ferrara, due lettere autografe  di Alfonso d’Este, Duca di Ferrara,  del 4 luglio 1566 e del 7 novembre 1587; un  ritratto di Tasso disegnato da Pietro Ermini e inciso da Morghen, un altro ritratto di Tasso disegnato da Bernardi, inciso sempre da Morghen ed  un’altra stampa, che si rifà all’iconografica ottocentesta, con il Tasso che declama la Gerusalemme Liberata

 “Si tratta di un’acquisizione sul mercato antiquario  di particolare importanza – spiega  Maria Iannotti direttrice della Biblioteca- si tratta del sonetto  n.1491 delle «Rime» «Onor di tomba e di dorati marmi», datato 1590, già noto perché è stato tramandato da diversi testimoni,  ma che risulta sconosciuto nella presente versione autografa. Riporta infatti, con chiarezza, il nome del destinatario‘Sign. Don Vincenzo Caracciolo’ ”

Il sonetto autografo di Torquato Tasso è  tornato alla luce nella scorsa primavera  e proposto a giugno all’asta dalla FINARTE ,  intercettato subito  dalla Biblioteca Nazionale di Napoli solo dopo una lunga contrattazione è stato ceduto in acquisto alla Direzione Generale Biblioteche del Ministero della Cultura.  L’autografo ha un’indubbia importanza  bibliografica e filologica: conferma lezioni e forme già trasmesse dalla tradizione e fornisce la certezza  del destinatario della lirica, Vincenzo Caracciolo, che troviamo,  ancora tra parentesi quadre, nel testo inserito nell’edizione critica, inoltre prova ancora una volta i legami di Tasso con i nobili napoletani.

Per seguire le sorti del Manoscritto dobbiamo, infatti,  fare un viaggio a ritroso nel tempo fino alla primavera del 1588,  quando Tasso lascia Roma e nel marzo di quell’anno raggiunge Napoli. Con l’ambiente napoletano – nobili e letterati – il poeta nel corso degli anni aveva già avviato una fitta trama di rapporti epistolari che si intensificano al momento del suo arrivo in città. Qui «richiesto da’ congiunti e dagli amici e da molti signori che desideravano ciascuno d’essi di ritenerlo appo se, egli non potendo sodisfar a tutti, e non volendo mancare ad alcuno, determinò di albergare co’ padri del monastero di Monte Oliveto, da’ quali era state per opera dell’abbate don Nicolo degli Oddi [ suo amico e difensore in occasione della polemica con l’Accademia della Crusca ndr] lungamente atteso, e fuvvi con sommo onore e amorevolezza ricevuto»

Nel convento, al centro di un élite di intellettuali e nobili che periodicamente vanno a visitarlo, attratti dalla fama del poeta della Gerusalemme, conosce Vincenzo e Pier Antonio Caracciolo.  E’ l’epistolario tassiano, attraverso le varie lettere a svelarci le  “tante tessere del rapporto tassiano con il mondo napoletano”,  ed attraverso un paio di sonetti del 1588 (Rime, 1408 e 1412 ) sappiamo che  Vincenzo Caracciolo viene celebrato da Tasso con la sua casata, e poi, come conferma questo autografo, principale riferimento a cui Tasso chiede protezione nell’autunno 1590, dopo il ritorno del poeta da Firenze a Roma, e nell’ipotesi  auspicata di un nuovo spostamento a Napoli .

ll sonetto «Onor di tomba e di dorati marmi» acquistato dalla Biblioteca doveva accompagnare, insieme ad un secondo sonetto, la missiva del 28 settembre 1590, spedita a Vincenzo Caracciolo da Tasso ma le liriche non giunsero  mai al destinatario. Infatti in una lettera del 12 novembre 1590 a Vincenzo Caracciolo Tasso afferma di esser ‘stato defraudato’ delle due liriche.” Del primo, mandatole da Fiorenza per la strada del sig.or Fabritio Caraffa, ho perduta la copia; de l’altro la serbo, e farò prova di ricopiarlo”.  In entrambe le lettere Tasso invocava l’aiuto degli amici napoletani e rinnova le consuete richieste di soccorso alla nobiltà napoletana, avendo già avuto l’assicurazione di una provvisione di 600 scudi all’anno proprio dalla famiglia Caracciolo. Soccorso che, però, non gli era mai giunto.

Della  lirica  «Onor di tomba e di dorati marmi» da questo momento in poi si perdono le tracce e non sappiamo nemmeno se , come promesso, a Vincenzo Caracciolo a Napoli  sia stata rispedita e gli sia arrivata la copia del sonetto. Passano i secoli  e dobbiamo aspettare il 1950 per veder  ricompare in Inghilterra l’autografo. Il sonetto è presente in una vendita di quell’anno dell’antiquario William Schab, Catalogue No. 19. Rare Books and Manuscripts of theXVth, XVIth, and XVIIth Centuries, dove per la prima volta lo troviamo inserito in un album elegantemente rilegato in marocchino rosso, una sorta di cofanetto  fatto realizzare, si ritiene, agli inizi del Novecento da un collezionista di area inglese cultore di Tasso e appassionato alle vicende della casa d’Este. Nel 1955 uscirà la notizia dell’acquisto a Londra dell’ album  presso la casa d’aste Sotheby’s da parte di un libraio italiano, identificato poi come l’ antiquario Gaspare Casella di Napoli; l’annuncio viene subito diffuso in Italia dall’agenzia Ansa e ripreso da “Il Giornale d’Italia della Domenica” in un pezzo a firma Orazio Carratelli: “Assicurate alla Cultura –Insieme col sonetto del Tasso due lettere personali degli Estensi.”

Ma anche questa volta il sonetto sfugge al suo destino  la casa d’aste Sotheby’s commette un gravissimo errore  ed invia il sonetto in California anziché all’acquirente napoletano; l’autografo, infatti, solo dopo varie peripezie dopo qualche mese arriva a Napoli, ma vi resta molto poco. Casella, come apprendiamo da una lettera con la sua firma autografa del 3 ottobre 1955, appena ne rientra in possesso lo rivende ad una collezionista di area milanese, che lo porta con se. I passaggi successivi non sono noti, ricomparso all’asta di giugno della Finarte, anche questa volta il sonetto sembrava non dover ritornare nella città tanto amata dal Tasso, poichè l’asta sembrava ormai chiusa senza esito, poi con gran sorpresa e gioia  la  Biblioteca  si è vista ricontattare e la contrattazione  con grande entusiasmo è stata riavvata, ma è evidente che è stata solo la passione collezionistica che ha consentito a questo prezioso testimone tassiano di tornare in Italia e preservarsi sino ai nostri giorni, mantenendo intatto tutto il suo fascino ed il suo mistero.

La Biblioteca Nazionale – continua Maria Iannotti – ha sempre mantenuto un forte legame con il Tasso a cui nel 1996 , in occasione del IV centenario della morte, ha dedicato un’ampia mostra documentaria e bibliografica di autografi  e delle rilevanti edizioni a stampa che possediamo. Si ringrazia la Direzione Generale Biblioteche e Diritto d’Autore del Ministero della cultura che con il suo intervento  ha permesso l’acquisizione del Sonetto tassiano proposto in vendita dalla Casa d’Aste Finarte Auctions di Roma  ed  ha voluto destinarlo alla nostra Biblioteca. E’ doveroso segnalare la competenza e professionalità della Casa d’Aste Finarte Auctions di Roma, in particolare del dott. Fabio Massimo Bertolo, che ci ha assistito  permettendo che la trattativa andasse a buon fine”.

La Biblioteca Nazionale di Napoli è  già depositaria di un importante nucleo di manoscritti tassiani tra questi il preziosissimo ms. ex Vind Lat 72 Philologi. Poeta Tasso Gerusalem[me] Conquistata, interamente scritto a Napoli dove il poeta  visse dal 1588 al 1594, e di grande interesse il ms I B 56,  composto da il Minturno ouero la bellezza, Il Cattaneo ouero delle conclusioni Amorose e Il Ficino ouero l’Arte del XVI secolo ed infine il sonetto A Napoli composto per la città partenopea e dedicato all’Abate Polverino, pervenuto in  Biblioteca nel 1888 con la donazione della Biblioteca Lucchesi Palli . Tra le lettere autografe ricordiamo  l’ultimo acquisto in antiquariato del 2020  (ms 13 B38), si tratta della lettera datata 14 aprile 1585, “Da le mie stanze di Ferrara”,  scritta per il suo amico e futuro cardinale Scipione Gonzaga, nella quale polemizzava verso il giudizio negativo dell’Accademia della Crusca nei confronti del lessico e dello stile del suo Goffredo, la prima stesura della Gerusalemme liberata. La raccolta della Biblioteca Nazionale di Napoli si completa  di notevoli edizioni a stampa delle opere di Torquato Tasso.

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